Note a margine sull'amicizia (2018)

PICCOLO ESTRATTO DALL'INTRODUZIONEBuona sera a tutti. Vi leggerò subito ciò che scrisse uno dei più importanti filosofi europei forse di tutto il 900, un tedesco, Heidegger: “Le esigenze del parlare abituale non vanno oltre la sfera della comunicazione pratica, la quale non intende perdere del tempo per soffermarsi sul senso delle singole parole. Le parole vengono piuttosto incessantemente usate e in questo uso, sprecate.”

Perché “note a margine”? Perché se l’amicizia è il testo, è ciò che si vive concretamente, ciò che si fà, la nostra esperienza di amicizia, solamente un discorso ai margini, che possa riflettere sull’amicizia e nel contempo inquadrarla, dunque delle note, può trovare un senso, un’apertura che non sia definizione e costrizione in caselle precostituite, l’amicizia è questa o quella, ma che rimandi alla difficoltà e alla possibilità del dire “amicizia”. Dunque, su quale base può nascere l’amicizia? Quale fondamento?




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Note a margine sull'amicizia
Quindi si tratterebbe di concepire l’amicizia nei termini di avventura delle differenze, dove queste non vogliono essere omologate e omologanti, appiattite l’una sull’altra, ma valorizzate e tenute ben distinte. Allora io in quanto diverso dall’altro, dello straniero, io non posso fare a meno dell’altro come rimando, come rispecchiamento per il mio stesso essere differente, dunque unico, non posso fare a meno dell’altro in quanto riflesso di ciò che io sono.
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