Pasolini: mutazione antropologica

Una voce si era alzata

Nell'"epoca della crisi" significa anche epoca del legame sociale interrotto, epoca di relazioni virtuali, di omologazione ideologica travestita da cultura e uniformazione tecno-capitalistica (Diego Fusaro docet). Pier Paolo Pasolini, intellettuale di spicco, intellettuale-contro, sottolineò la trasformazione dell'essere umano in macchina acefala manipolata e manipolabile che trova nei "suoi" centri commerciali le nuove agorà dove uomini, prodotti e opinioni fluiscono incessantemente senza freni e limiti, eterodiretti verso un'unica direzione, la mutazione antropologica.



Esiste un nuovo fascismo che non è una dittatura militare, che non si fonda sulla rivoluzione del popolo suddito, ma una nuova sottile invisibile forma di dittatura, senza testa, senza centro, diffusa capillarmente, che parla attraverso la t.v. più che da un balcone di una piazza e che questo nuovo potere ha inciso sulla vita, ha trasformato le nostre vite, la nostra coscenza, ha ridotto la possibilità del pensiero critico.

Secondo Pasolini questo nuovo potere è una "catastrofe, omologazione distruttrice, cataclisma antropologico, mutazione antropologica, distruzione della cultura umanistica, distruzione dell'uomo, apparizione di una nuova categoria umana, genocidio, più semplicemente una tragedia".

Dice ancora Pasolini: "E' che non ci sono più esseri umani, ci sono solo delle strane macchine che sbattono l'una contro l'altra".

(Parafrasi e citazioni fatte dallo psicanalista Massimo Recalcati, conferenza Corpo e linguaggio in Pasolini, Genova 20 Nov. 2015)

4 Commenti

Nell'epoca della crisi

Lo straniero (in fondo ognuno di noi) attraversa un sottile confine, tra ospite e nemico, che solamente il modo della relazione deciderà il possibile esito: l'amicizia o l'inimicizia.

Solo nella relazione lo straniero diventa ospite poiché solo la relazione fa l'ospite meno estraneo.

2 Commenti