incontro alla gloria.                                             esercizi di teologia della visione. sette icone (2017)

PREMESSA

Sono certamente degli “esercizi” quelli che mi sono arrischiato a proporre, una vera e propria ripetizione di analisi visiva per imparare a osservare cosa di un’icona (o di un dipinto) potesse riportare e ricordare passi biblici, nonché per imparare a spingere lo sguardo al di là dell’opera stessa, in una visione di ciò che, invisibile, l’opera d’arte conduce oltre la sua stessa immagine.

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BREVE ESTRATTO DAL CAPITOLO "IL SALVATORE DI RUBLEV"

Il volto di Gesù è il riflesso unico del volto del Padre nel modo in cui ci è consentito vederlo, “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa” (1Cor 13,12) e Sua perfetta icona, “Egli è immagine del Dio invisibile” (Col 1,15). Possiamo leggere anche le parole che il Messia rivolse ai suoi discepoli: “«Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?»” (Gv 14,9. Corsivo mio). Un’icona questa, che può essere considerata (nella sua tipologia) sintesi visiva del mistero kenotico, dove l’incarnazione di Dio-Padre nel Figlio emerge in tutta la sua trasparente ieraticità, dove cioè il Cristo è veramente Dio e insieme veramente uomo, due nature perfettamente unite e perfettamente distinte, senza confusione alcuna (sintesi dei primi sei Concili Ecumenici)[1].



[1] Cfr., P. Galignani, op. cit., p.102.

 

 

LE ICONE LETTE