interpretazione della lettera pastorale del cardinale angelo scola, "Alla scoperta del dio vicino" (2013)

BREVE ESTRATTO

Vorrei che ci soffermassimo un attimo sul dipinto in copertina. L'artista è il francese G. Rouault e credo abbia rappresentato bene il mettersi in cammino, il tenere la via. Le figure, Gesù e i discepoli, non si stanno muovono, ma la strada che si stringe all'orizzonte ci indica che è laggiù che stanno andando, è la loro meta, stanno camminando insieme. La prima parola del Papa, citata del Cardinale, che mi pare importante è “cercare” anticipata da un altra parola del Cardinale, secondo me importante, dallo “stupore”. Lo stupore, ma potremmo anche parlare di “meraviglia”, di fronte a ciò che si apre o che si può aprire dinnanzi a noi interrogandoci, invitandoci a domandare che cos'è ciò che ci troviamo a vivere. L'altra parola presente nel titolo è “scoperta” preceduta da un “alla”: il Cardinale non ci dice che è già qualcosa di scoperto, né un qualcosa che possediamo già e che va solo svelato, ma ci indica un cammino, un procedere di passo in passo, proprio “alla scoperta” di ciò che è li ma che tuttavia è ancora coperto, velato, appunto il “Dio vicino”.

 


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Conferenza 1
IL DIO LONTANO E VICINO (il sacro e il santo)
Vorrei rivolgere, ora, la nostra attenzione sull'altra parte del titolo, forse quella più centrale, considerato come è stata scritta con lettere maiuscole: il “Dio vicino” contrapposto a ciò che il Papa chiama il “Dio lontano”: “Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano” (p.6). La scoperta è quella del Dio vicino, perché? Che cosa intende il Papa con quel Dio lontano?

Credo che per intendere al meglio questa differenza sia opportuno inserire nel nostro discorso due termini fondamentali: “sacro” e “santo”. Un dio lontano non è un dio assente, ma un dio che si pone distante da noi, direi inaccessibile a noi. [...] Dal Dio lontano, al dio che non è più concepito o concepibile come sacro, ma non perché non sia più dio, ma perchè è di più del sacro, un di più proprio in quanto, scegliendo le vesti di uomo, si è fatto vicino a noi, si è abbassato fino ad amarci e fino a vivere in prima perso
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Conferenza 2
La fede non è un ragionamento da svolgere, ma un'esperienza vissuta dell'incontro con Dio, la quale esperienza non è un capire, un afferrare il concetto con intelletto, cioè un'esperienza dell'assenza di Dio, di un Dio lontano, ma è esperienza della vicinanza, della presenza del Dio vicino. Ora, la fede di cui stiamo parlando è fede teologale, è fede di Grazia, dono di Dio, è in senso evangelico forte, una delle tre virtù teologali: fede, speranza, carità.
L'anno della fede, dunque, dal punto di vista filosofico, è l'anno "dell'intenzionalità", cioè della "coscienza di...qualcosa", cioè della coscienza che dobbiamo avere di Dio nella storia e nella storia di ognuno di noi. La fede cristiana, sulla scorta del Papa, è questo legame di senso con colui che il Padre ha mandato (Gv 6,29; qui p.9).
La fede non è più definibile in termini negativi, ossia credo in Dio perché non posso o non mi conviene credere in altro, ma è da vivere in positivo: proprio incontrando Lui io mi
conf. 2 Alla scoperta del Dio vicino2013
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