sulla natività. La verticale di luce.                  un esercizio estetico-teologico (2017)

BREVE INTRODUZIONE

C’è una riflessione del Padre P. Florenskij che dice: “L’icona è –e nello stesso tempo non è- la stessa cosa che una visione celeste”, credo che possa compendiare molto puntualmente ciò che queste opere vadano trasmettendo. E proprio sulla scia di questa riflessione mi è tornato in mente la “cattedra dei non credenti” l’iniziativa voluta dal Cardinal Martini (1987-2002), questo perché? perché proprio sul limite, che dice anche confine, ciò che separa, ma insieme anche ciò che può essere varcato, che possiamo porre la relazione credente e non-credente, dunque in questo senso possaimo porre l’icona: è e non è una visione celeste. Mi ricordo in questo senso, ciò che sempre ama dire Monsignor Bruno Forte: il credente è un povero ateo che si sforza ogni giorno di credere e il non-credente è un povero credente che ogni giorno si sforza di non credere, vedete? Relazione, sforzo continuo della fede.


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Sulla Nativtà. La verticale di luce: un esercizio estetico-teologico
Ma veniamo alla nostra conversazione. Questa sera vorrei riflettere con voi sull’evento della natività di Cristo e vorrei farlo attraverso la lettura dell’icona della Natività della scuola russa di sant’A. Rublëv. (R. fù il più grande iconografo che segnò il passaggio tra il 1300 e 1400, di straordinaria profondità e intuizione spirituale, la sua influenza sull’arte sacra russa fù immensa). Ho usato proprio l’espressione “lettura” dell’icona perché questa particolare forma d’arte viene disegnata dall’iconografo come se stesse riscrivendo passi biblici.
base conferenza Natività 2017.pdf
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